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Dizionario Etimologico del Sassarese (vol. 2)

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Dizionario Etimologico del Sassarese (vol. 2)

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Fabiddággiu etimológicu di lu Sassaresu (Dizionario Etimologico del Sassarese), vol. 2, di Salvatore Dedola

2020, Ed. Grafica del Parteolla

Dalla prefazione:

I vocaboli di ogni lingua sono devitalizzati e passivi, anche se noi - gente viva e attiva - crediamo di animarli quando li usiamo strumentalmente nella comunicazione. Non ci rendiamo conto di usarli banalmente come un qualsiasi oggetto del quale abbiamo informazioni insufficienti. Mi ricordo di un’amica che, fresca di patente ed ignara di tutto, acquistò un veicolo ed al primo uso rimbalzò a raffica contro tre vetture. Purtroppo le sue cognizioni sulla tecnica di guida erano poche e soltanto mnemoniche, vuoti archivi di esperienza, incapaci di animare la vis operandi. Cambiando prospettiva, che sappiamo noi di un macinino da caffè? Certo, lo usiamo per uno scopo; ma sappiamo poco o niente dei materiali dei quali è fatto, della sua composizione chimico-fisica, del design ingegneristico, del progetto complessivo che consente di risalire allo strumento finito, di come è stato ottenuto il filo elettrico e la sua guaìna; non sappiamo nulla dei campi elettrici che muovono l’attrezzo, delle scoperte scientifiche che consentirono di mettere al servizio dell’umanità quei campi elettrici. Eccetera. A ben considerare, dietro un macinino da caffè c’è una grande porzione di conoscenza alla quale il nostro scibile attinge poco o niente, bastandoci ripetere, nell’usarlo, la sequenza d’infilare la spina nella presa e premere l’accensione. Il nostro sforzo di sopravvivere nella società è analizzabile in pochi gesti acritici e ripetitivi che trascendono l’oggetto utilizzato.

Per noi oggi i vocaboli sono la stessa cosa. Per rendere vivo un vocabolo ed usarlo consciamente dovremmo conoscerne la storia e l’etimologia, ma è rarissimo che ciò accada. Ci è più familiare evocarlo mnemonicamente come composizione fonica (es. p-a-n-e, l-i-b-r-o), alla quale associamo un concetto (un’idea) di un campo semantico. Es. al suono s-c-a-r-p-a una bimba può associare il concetto della babbuccia, un atleta il concetto della scarpa da ginnastica, una donna il concetto della scarpa leggera a tacco alto, il pastore il concetto della scarpa avvolgente e robusta, il montanaro il concetto dello scarpone caldo ed anti-scivolo; tutte queste calzature attengono ad un solo campo semantico. Quando il concetto è astratto, non è raro associare alla singola composizione fonica più idee; es., alla composizione a-m-o-r-e può associarsi il concetto dell’attrazione fisica, dell’allettamento gastronomico, dell’accumulazione di beni, del richiamo artistico, della passione letteraria, del perfezionamento sportivo, della meditazione religiosa, della missione umanitaria.

S’intuisce che il campo semantico è un cassettino che custodisce concetti tra di loro simili, un mini-archivio, uno dei tanti “grappoletti” di suoni-idee custoditi nella memoria, ognuno dei quali fa parte dell’immenso stuolo di "files" (migliaia di campi semantici, appunto, o “grappoletti” di suoni-idee, o “cassettini”) che compongono il vocabolario condiviso dal popolo nel quale ci riconosciamo.

Soltanto gestendo bene i campi semantici riusciremo a gestire bene i singoli vocaboli; e viceversa. Ciò sembra facile ma in realtà è un processo aleatorio, talora fallace. Spesso la comunicazione non è …comunicativa, crea fraintendimenti, equivoci, incomprensioni, nonostante la buona volontà del dialogante. A chiunque è accaduto, più spesso di quanto s’immagini, d’incappare nell’incomprensione reciproca, poiché ognuno ha interpretato la parola a modo suo. Dalla scarsa comunicazione nascono spesso inimicizie.

Mi rendo conto che sto suggerendo al parlante troppo auto-controllo e molta perizia linguistica. La buona riuscita dipende solo in parte da lui, essendo la comunicazione un processo urgente, nemico dell’indugio, e chiunque può cadere in errori comunicativi. Nessuno ne è immune, compreso chi siede in cattedra, compreso me che ora sto comunicando con i lettori.

In ogni modo, tornando alla conoscenza dei processi comunicativi, ad ognuno di noi farebbe piacere conoscere la vita trascorsa dalla parola che emettiamo fonicamente o dalla parola che ascoltiamo. Proviamo ad “entrare nel meccanismo” ed analizzarne una, per carpirne soltanto qualche aspetto.




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